Test di risposta farmaci
La Farmacogenetica è una disciplina giovane ed in rapida evoluzione che ha come punto di partenza lo studio delle differenze individuali nella risposta ai farmaci. L’obiettivo finale di questa scienza è quello di offrire una terapia personalizzata per migliorare sia l’efficacia sia la sicurezza dei farmaci prescritti, oltre a contribuire nella predizione del rischio di effetti avversi.
Nel 1959 Friedrich Vogel indicava la Farmacogenetica come lo studio della variabilità di risposta a un farmaco dovuta a fattori genetici ereditari, negli individui o a livello di popolazione.
La Farmacogenetica è limitata ad un numero definito di geni noti, al contrario della Farmacogenomica che si applica all’intero genoma.
Un esempio nell’applicazione pratica può essere l’Apolipoproteina E (APO-E) e la terapia per il morbo di Alzheimer. I polimorfismi del gene di APO-E modulano la risposta alla terapia con la tacrina del morbo di Alzheimer, e i pazienti con il variante APO-E4 hanno una risposta alla tacrina ridotta; è inoltre nota un’associazione tra i polimorfismi di APO-E e l’efficacia della tacrina più marcata nelle donne.
Ad oggi l’importanza della farmacogenetica è stata accertata per tante molecole, quali per esempio suxametonio, warfarin, clopidogrel, tamoxifene, trastuzumab, azatioprina, mercaptopurina, tioguanina, codeina, ossicodone, morfina, beta bloccanti.
La chiave per la terapia farmacologica personalizzata sono i modelli di previsione dell’esito terapico stesso. Ad esempio, il warfarin (farmaco antagonista della vitamina K) è principalmente prescritto per la prevenzione primaria e secondaria del tromboembolismo venoso e per la prevenzione dell’embolia sistemica in pazienti con protesi valvolari cardiache e fibrillazione atriale. Uno dei principali problemi con la terapia anticoagulante è l’ampia variazione interindividuale per la dose necessaria al raggiungimento dell’effetto terapeutico. Il farmaco deve quindi essere monitorato vivamente, in base al tempo di coagulazione, in modo particolare nelle prime fasi del trattamento. Quindi, quello del warfarin è un tipico esempio in cui la farmacogenetica potrebbe aiutare nella terapia individuale di ogni singolo paziente, adeguando la dose, in base a fattori clinici e alla variazione genetica di CYP2C9 e VKORC1, rispettivamente enzima responsabile del metabolismo e target di azione del warfarin.
L’analisi che vi propone biomolecular lab si basa sulla ricerca di polimorfismi (delezioni e snps) nei seguenti geni: CYP1A2 (risposta ai farmaci antibiotici, o antidepressivi e antipsicotici, o antidolorifici, o antinfiammatori non steroidei, o antivirali hiv), CYP2C9 (risposta alle terapie ormonali, o risposta ai farmaci antibiotici, o anticoagulanti, o antivirali hiv, o antidepressivi e antipsicotici, o antidolorifici, o antinfiammatori non steroidei, ipoglicemici orali, o ipolipemizzanti), DPD (risposta ai farmaci chemioterapici), CYP2C19 (risposta alle terapie ormonali, o risposta ai farmaci antidepressivi e antipsicotici, o antidolorifici, o antinfiammatori non steroidei, o antivirali hiv, o ipoglicemici orali) CYP2E1, NAT2, GSTT1, GSTM1, GSTP1 (risposta ai farmaci chemioterapici), ESR1 (risposta alla stimolazione ovarica), HLA-B*57 (risposta uso abacavir, epatite C).
Referenze
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