TROMBOSI E RISCHI GENETICI
Le malattie cardiovascolari da Trombosi sono una vera e propria epidemia: in Italia colpiscono ogni anno circa 600.000 persone (180.000 muoiono) e sono la prima causa di morte e di grave invalidità nei Paesi industrializzati. Alla fine degli anni ’80 del secolo scorso è nata ALT, l’Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari (www.trombosi.org); questa Onlus aiuta a far crescere la conoscenza sulla Trombosi e sulla possibilità di evitare le malattie che può provocare (infarto cardiaco, ictus cerebrale, embolia polmonare, ecc.).
Solo un italiano su 3 conosce il significato della parola “trombosi”e più della metà non sa che le malattie che ne derivano si possono evitare. Questi dati derivano da una recente indagine svolta su 1000 italiani (età 18-77 anni) dall’Istituto di ricerche demoscopiche nell’area Salute (Datanalysis srl), per conto di ALT.
Altro dato emerso è che solo 10 persone su 100 sanno che la trombosi colpisce le donne molto più del cancro. La presidente di ALT, Lidia Rota Vender, dice che “su 100 donne, 54 perdono la vita per colpa di una malattia cardiovascolare e solo 18 per il cancro” (www.ansa.it).
Fortunatamente continuano a diventare sempre meno oscuri i meccanismi che facilitano la trombosi, riconoscendo tra gli altri la “responsabilità” di alterazioni genetiche predisponenti. Ad esempio, la presenza contemporanea di specifiche varianti genetiche del fattore-V e del fattore-II della coagulazione, determina un rischio più alto di 20 volte per tromboembolismo venoso, rispetto ai soggetti non portatori di queste mutazioni nel DNA (Kujovich JL. GeneReviews®. University of Washington, Seattle; 1993-2015).
Il laboratorio di analisi BioMolecular Lab effettua diversi test molecolari per le predisposizioni sopra citate: con un semplice prelievo di saliva è possibile rivelare la presenza o assenza delle mutazioni riconosciute predisponenti a trombofilia (www.biomolecular-lab.it).