Candida albicans

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Descrizione

La maggior parte delle specie fungine che causano patologie nell’uomo sono saprofiti del suolo. Solo le specie di Candida appartengono alla microflora umana. Tra più di 190 specie del genere Candida, la specie albicans è la più comunemente isolata come patogeno umano. La Candida albicans infatti è un lievito che vive naturalmente all’interno del tratto gastro intestinale, nella vagina, sulla cute, e come componente della flora orale dell’uomo. In presenza di una flora equilibrata è innocuo; in caso di alterazione di questo equilibrio (antibiotici, corticosteroidi, diabete, deficit immunitari) il micete prolifera, produce tossine e, da una forma latente, passa ad una forma clinica.
Diverso è il caso delle infezioni fungine, principalmente da Candida spp, rappresentanti un’importante causa di mortalità e morbilità in epoca neonatale, in particolar modo nei pretermine e nei neonati affetti da complicanze chirurgiche. In questi casi la diagnosi è spesso difficile, in quanto il neonato presenta una sintomatologia talora subdola con esordio non sempre individuabile chiaramente. Il problema è aggravato dal fatto che tali infezioni sono associate frequentemente a localizzazioni d’organo secondarie alla candidemia e a sequele a lungo termine spesso gravi ed invalidanti dal punto di vista neurosensoriale e neurocomportamentale.
Più comunemente, una patologia apparentemente ordinaria come la candidosi vaginale può comportare, se non correttamente affrontata, enormi disagi, sia di natura fisica, che psicologica. Tale affezione, comune in ambito ginecologico, è perlopiù causata da Candida albicans. Sono frequenti le descrizioni di casi in cui le donne non hanno avuto precedenti patologici di rilievo, con primi sintomi d’organo in occasione di “banali” stati febbrili, seguitati poi dalla comparsa di prurito vaginale senza secrezione.
L’infettivologia molecolare è la branca della biologia molecolare che si occupa della diagnosi molecolare delle infezioni virali, batteriche, micotiche e parassitarie mediante amplificazione genica, attraverso la quale è possibile mettere in evidenza la presenza del genoma del micro-organismo patogeno ed avere quindi l’immediata certezza sia della avvenuta infezione sia degli effetti della eventuale terapia durante i vari stadi della malattia.