Mycoplasma hominis

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Descrizione

Il primo micoplasma fu isolato da Nocard e Roux nel 1898 da un caso di pleuropolmonite contagiosa bovina, ma furono Dienes e Edsall nel 1937 a isolare e mettere in coltura da un ascesso da ghiandole di Bartolini il Micoplasma hominis. Chanock nel 1962 per primo evidenziò il ruolo patogenetico dei micoplasmi nell’uomo (Bové JM. Res Microbiol. 1999).
E’ uno dei più piccoli microrganismi capace di autoreplicarsi, un comune commensale dell’apparato genito-urinario in particolare nelle persone sessualmente attive, ma che può essere associato ad alcune patologie dell’apparato genitale dell’adulto. Casi di complicazioni, uretriti non gonococciche acute, endometriosi, vaginosi batterica, salpingiti, sono riportate in letteratura scientifica (Cazanave C, et al., Med Mal Infect. 2012). Inoltre, i neonati possono acquisire il batterio e sviluppare infezione durante il passaggio attraverso il canale del parto. L’infezione fetale può anche avvenire nell’utero. La meningite neonatale, con o senza deficit neurologici è la possibile complicanza; tuttavia, sono eventi abbastanza rari (Hata A, et al., J Infect. 2008).
Micoplasma hominis è stato osservato in altre varie infezioni extragenitali, quali la setticemia, artrite settica, ascessi perirenali e celebrali, mediastiniti ed altre infezioni in pazienti immunocompromessi (Férandon C, et al., BMC Microbiol. 2013).
La presenza di micoplasmi genitali è associata ad un aumentato rischio di sviluppare determinate condizioni patologiche della gravidanza, come l’aborto spontaneo, parto prematuro e basso peso alla nascita. La colonizzazione stimata universalmente per Micoplasma hominis varia fra 20-30%, e la prevalenza è associata significativamente con le condizioni socioeconomiche, quale povertà e l’alto numero di partner sessuali (Bayraktar MR, et al., Int J Infect Dis. 2010). Una scoperta interessante è il rapporto che si può stabilire tra Mycoplasma hominis e Trichomonas vaginalis, due patogeni umani che possono colonizzare la stessa nicchia urogenitale. Il protista può essere visto come un ‘cavallo di Troia’, che viene parassitato in modo intracellulare dai micoplasmi: questo permette ai micoplasmi di infettare l’uomo (Citti and Blanchard. Trends Microbiol. 2013 ).
La diagnosi precoce e il trattamento di Ureaplasma o Micoplasmi possono rivelarsi importante nel ridurre l’infertilità, anche in assenza di fattori di rischio noti, come disturbi ormonali o sindrome dell’ovaio policistico. Sulla base dei risultati attuali, alcuni rilevanti pubblicazioni scientifiche suggeriscono che le coppie dovrebbero essere regolarmente sottoposte a screening per la presenza di Ureaplasma e Micoplasma (Lee JS, et al., Urology. 2013).