Descrizione
L’epatite A è una comune malattia virale, contagiosa, presente soprattutto in molti paesi con un basso tenore di vita e scarsi servizi igienici. Si stima che in tutto il mondo circa 1,5 milioni di persone siano colpite ogni anno. Il virus dell’epatite A è capace di infettare l’uomo e diverse altre specie di primati. Si trasmette principalmente attraverso la diffusione oro-fecale da persona a persona, o attraverso l’ingestione di cibo o acqua contaminati. Dal 1995, i vaccini anti-epatite A sono stati utilizzati per prevenirla in persone non ancora esposte al virus stesso, determinando un chiaro effetto sulla riduzione del rischio di sviluppare clinicamente l’epatite.
Il virus dell’epatite A è escreto nella bile e nelle feci delle persone infette. Il picco di escrezione si verifica durante le prime due settimane della comparsa di ittero, mentre la concentrazione del virus nelle feci diminuisce dopo la comparsa dell’ittero. Il periodo medio di incubazione dell’epatite A è di circa 28 giorni (range da 15 a 50 giorni). Nei bambini sotto i cinque anni di età, l’80-95% delle infezioni sono asintomatiche, mentre negli adulti il 70-95% delle infezioni provocano malattia clinica. L’epatite fulminante si verifica raramente (meno di 1% dei casi), ma i tassi sono più alti con l’aumentare dell’età e nei pazienti con patologia epatica cronica (inclusi quelli con epatite cronica dovuta ad infezioni con virus epatitici B e C).
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda per la prevenzione dell’epatite A di vaccinarsi, soprattutto in quelle popolazioni a più alto tasso epidemiologico.
In Italia, il modello epidemiologico di epatite A è notevolmente cambiato nel corso degli ultimi decenni, grazie ai miglioramenti in materia di igiene e per i progressi socio-economici. Come risultato, l’Italia si è progressivamente spostata dall’avere uno status ad alta endemicità ad averne uno relativamente basso/intermedio. Dati dal Sistema Epidemiologico Integrato dell’Epatite Virale Acuta (SEIEVA) indicano che il tasso di incidenza di epatite acuta A è sceso da 4/100000 nel 1991 a 2,2/100000 nel 2009, con un picco durante il 1996-1998 a causa di un focolaio nella regione Puglia. Analisi dei fattori di rischio nel periodo 2001-2006 hanno indicato che viaggi in aree endemiche e l’ingestione di frutti di mare crudi sono stati i principali fattori di rischio.
Nella regione Puglia, popolazione composta da circa 4 milioni di persone, l’epatite A è stata endemica tra 1989-1995 con un’incidenza annuale 5-70 per 100000 abitanti. I tassi di incidenza erano tipici delle aree endemiche, con una grande circolazione di HAV. Le epidemie sono state registrate nel 1992 e nel 1994 (coinvolgenti 2805 e 1349 persone, rispettivamente), con picchi stagionali nei mesi di febbraio e luglio-agosto per entrambi gli anni. Una ulteriore rilevante epidemia è stata riportata nel 1996 e nel 1997, con più di 5000 casi per anno e tassi di incidenza con un picco di 130 casi per 100000 abitanti nel 1996. I fattori di rischio di origine alimentare e comportamentale ambientale hanno causato questi stati endemici. In particolare, il consumo di molluschi crudi è stata la fonte di esposizione più pertinente (Irving GJ, et al., Cochrane Database Syst Rev. 2012; Chironna M, et al., BMC Infect Dis. 2012).