Description
Il braccio lungo del cromosoma Y presenta una ripartizione di tre regioni chiamate AZF (AZoospermia Factors), che risultano frequentemente delete in soggetti azoospermici e gravemente oligozoospermici. Dalla prima definizione delle regioni AZF, il cromosoma Y è diventato un obiettivo importante per gli studi volti ad identificare i fattori genetici coinvolti nella infertilità maschile. Questo cromosoma è caratterizzato da geni espressi esclusivamente o prevalentemente nel testicolo, e la loro assenza o la riduzione del loro dosaggio sono associati a una compromissione della spermatogenesi. Grazie alla sua particolare struttura, piena di sequenze omologhe ripetute, il cromosoma Y è predisposto a riarrangiamenti strutturali, in particolare a delezioni/duplicazioni. Le zone a copie a numero variabile (CNV) comprendono delezioni AZF classiche, delezioni gr/gr e TSPY1 CNV. Le delezioni AZF determinano insufficiente spermatogenesi e hanno anche un valore prognostico per la biopsia testicolare. Le delezioni gr/gr rappresentano l’unico esempio in andrologia di un comprovato fattore di rischio genetico, visto che comportano un rischio otto volte più alto per oligozoospermia nella popolazione italiana. Studi sulla TSPY1 CNV hanno aperto nuove prospettive sul ruolo di questo gene sull’efficienza della spermatogenesi. Sebbene studi sul cromosoma Y hanno soprattutto contribuito alla identificazione di nuove cause genetiche e quindi al miglioramento del work-up diagnostico per grave infertilità maschile, vi è ancora circa il 50% degli uomini infertili nei quali l’eziologia rimane sconosciuta (Krausz C, et al., J Endocrinol Invest. 2011).
Alterazioni a carico di uno o più loci AZF comportano la drastica riduzione delle cellule germinali fino alla loro completa assenza. Il test eseguito da BioMolecular Lab è inserito, con la ricerca delle mutazioni del gene CFTR e del polimorfismo 5T dell’introne 8 del gene CFTR, nel percorso diagnostico per ricercare le cause genetiche dell’infertilità maschile, così come nel protocollo di preparazione alla fecondazione assistita, visto che l’alterazione genetica potrebbe essere trasmessa ai figli di sesso maschile nel caso in cui venga eseguita una fecondazione di tipo omologo.
Il braccio lungo del cromosoma Y presenta una ripartizione di tre regioni chiamate AZF (AZoospermia Factors), che risultano frequentemente delete in soggetti azoospermici e gravemente oligozoospermici. Dalla prima definizione delle regioni AZF, il cromosoma Y è diventato un obiettivo importante per gli studi volti ad identificare i fattori genetici coinvolti nella infertilità maschile. Questo cromosoma è caratterizzato da geni espressi esclusivamente o prevalentemente nel testicolo, e la loro assenza o la riduzione del loro dosaggio sono associati a una compromissione della spermatogenesi. Grazie alla sua particolare struttura, piena di sequenze omologhe ripetute, il cromosoma Y è predisposto a riarrangiamenti strutturali, in particolare a delezioni/duplicazioni. Le zone a copie a numero variabile (CNV) comprendono delezioni AZF classiche, delezioni gr/gr e TSPY1 CNV. Le delezioni AZF determinano insufficiente spermatogenesi e hanno anche un valore prognostico per la biopsia testicolare. Le delezioni gr/gr rappresentano l’unico esempio in andrologia di un comprovato fattore di rischio genetico, visto che comportano un rischio otto volte più alto per oligozoospermia nella popolazione italiana. Studi sulla TSPY1 CNV hanno aperto nuove prospettive sul ruolo di questo gene sull’efficienza della spermatogenesi. Sebbene studi sul cromosoma Y hanno soprattutto contribuito alla identificazione di nuove cause genetiche e quindi al miglioramento del work-up diagnostico per grave infertilità maschile, vi è ancora circa il 50% degli uomini infertili nei quali l’eziologia rimane sconosciuta (Krausz C, et al., J Endocrinol Invest. 2011).
Alterazioni a carico di uno o più loci AZF comportano la drastica riduzione delle cellule germinali fino alla loro completa assenza. Il test eseguito da BioMolecular Lab è inserito, con la ricerca delle mutazioni del gene CFTR e del polimorfismo 5T dell’introne 8 del gene CFTR, nel percorso diagnostico per ricercare le cause genetiche dell’infertilità maschile, così come nel protocollo di preparazione alla fecondazione assistita, visto che l’alterazione genetica potrebbe essere trasmessa ai figli di sesso maschile nel caso in cui venga eseguita una fecondazione di tipo omologo.