CMV (Citomegalovirus)

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Descrizione

L’infezione da CMV è endemica ed ubiquitaria e non risente di variazioni stagionali. Nel corso della vita sino all’80% degli individui nelle nazioni industrializzate e la quasi totalità degli individui nei Paesi in via di sviluppo, va incontro a questa infezione. Il CMV può restare latente per tutta la vita così come periodicamente può riattivarsi e causare lievi sintomi simil-influenzali. Tuttavia, nei neonati, negli anziani e nei pazienti immunocompromessi, morbidità e mortalità dovute alla riattivazione virale sono molto serie.
Circa l’85-90% dei neonati nati infetti, non presenta alla nascita nessuna sintomatologia, ma il 10-15% di loro presenterà sequele a distanza, consistenti prevalentemente in difetti dello sviluppo psicomotorio e sordità (Boppana S, et al. Pediatr Infect Dis 1992).
Secondo l’agenzia americana di controllo e prevenzione della malattie (CDC), ogni anno negli Stati Uniti un bambino su 750 presenta alla nascita (per trasmissione verticale) problemi permanenti di salute, o li sviluppa successivamente, a causa di un’infezione congenita da CMV. Ogni anno circa 1-7% delle donne gravide presentano un’infezione primaria da CMV (Hyde TB, et al., Rev Med Virol 2010), e di queste, circa 30-40% trasmetterà l’infezione ai feti che portano in grembo.
Recenti risultati hanno indicato come il CMV possa essere ritrovato nel sangue delle donne gravide durante l’infezione primaria (Revello MG, et al. J Infect Dis 1998). Tuttavia, la positività al virus nel sangue materno in relazione al rischio di una infezione sintomatica nel feto non sembra essere associbile ad un rischio più alto di infezione e/o compromissione del feto/neonato (Lazzarotto T, et al., Hum Immunol. 2004).
In madri a rischio di trasmissione verticale la diagnosi prenatale del virus può essere eseguita fra la 21-22° settimana di gestazione ed il liquido amniotico rappresenta il materiale biologico di scelta per determinare la trasmissione intrauterina del virus. Alla nascita o nelle prime 2/3 settimane di vita, è essenziale monitorare il nascituro per una eventuale diagnosi di infezione congenita (Lazzarotto T, et al., J Clin Virol. 2008).
Poichè la maggior parte delle infezioni materne sono asintomatiche, il solo modo per rivelare l’infezione primaria è quello di anticipare la prova sierologica (12-16 settimana di gestazione). Dato l’alto rischio della trasmissione verticale e del danno fetale, la diagnosi prenatale è raccomandata alle donne con l’infezione primaria CMV contratta nella prima metà della gravidanza e nel caso delle anomalie fetali indicative dell’infezione. L’interpretazione corretta delle prove sierologiche e virologiche seguite dal consiglio appropriato del proprio medico è un efficace strumento per ridurre il numero dei termini di gravidanza sino al 70% (Lazzarotto T, et al., Clin Microbiol Infect. 2011).